Descrizione
Montefalco Sagrantino Chiusa Pannone Antonelli
Montefalco Sagrantino Chiusa di Pannone DOCG (ettari 2,70), altitudine 400 metri s.l.m.
Per chiusa si intende un terreno ben circoscritto, spesso delimitato da muretti in pietra. In passato le chiuse erano per lo più oliveti; anche la Chiusa di Pannone era un oliveto.
Degustazione: colore rosso rubino intenso. Olfatto ricco e potente, etereo e molto complesso. Tipicamente caratterizzato da note di frutta ed erbe aromatiche, dove spiccano agrumi, ciliegia, frutti di bosco, menta e origano. Al palato è un vino molto strutturato, con un tannino deciso e persistente. Vino che si esprime al meglio con un lungo affinamento in bottiglia.
Vinificazione: per gravità, previa cernita delle uve. Fermentazione sulle bucce per 20 giorni alla temperatura massima di 28 gradi; fermentazione malolattica svolta in legno.
Affinamento: in carati da 500 litri a leggera tostatura per 6 mesi, poi in botti di rovere da 25 ettolitri per 15 mesi, quindi assemblaggio e illimpidimento in vasca di cemento per 3 mesi; infine in bottiglia per due anni. Il vino non è stato stabilizzato, né filtrato.
Abbinamenti con il Sagrantino secco
Il Sagrantino secco, con una temperatura di servizio ideale di 18 gradi, si sposa bene con diversi tipi di carne, dal manzo al suino, dal capretto all’agnello, senza dimenticare i piatti di cacciagione come tordi e palombacci di passo. Altra eccellenza della regione Umbria è senz’altro il tartufo nero, perfetto l’abbinamento con il Sagrantino in quanto questo tipo di vino riesce ad esaltare il profumo e la sapidità del pregiato fungo.
Temperatura di servizio: 18°C
Il vitigno Sagrantino è coltivato nella zona di Montefalco, in Umbria, sin dal medioevo. Le prime testimonianze datano all’anno 1100, e vi sono due diverse teorie sulla sua origine. La prima sostiene una sua provenienza dall’Asia minore, da dove è giunto in Umbria al seguito di frati francescani. La seconda lo ritiene di origine greca, e ad importarlo sarebbero stati dei monaci bizantini. In ogni caso, la storia del Sagrantino è legata all’importanza delle comunità religiose in Umbria e sembra che anche il nome “Sagrantino” si riferisca al suo uso sacro durante le funzioni religiose, oppure al termine “sagrestia” per indicare i locali per il clero annessi alle chiese cattoliche. Il Sagrantino più diffuso è oggi la versione secca, ma tradizionalmente se ne produce una versione passita, legata agli usi sacri e tutt’oggi prevista dalla DOCG Montefalco Sagrantino.
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